In questo momento di pausa forzata iniziamo una serie di interviste con figure importanti del mondo granata. Per rompere il ghiaccio abbiamo scelto Riccardo De Pizzol. Classe 1983, veste da sempre la maglia del San Zeno, di cui è diventato anche capitano. Un brutto infortunio lo ha costretto a un lungo stop e ora, quando il ritorno in campo era oramai prossimo, è arrivata come una scure l’epidemia COVID-19 che ha rinviato tutto a data da destinarsi.
Parliamo innanzitutto dell’attuale situazione che vede tutti costretti a rimanere in casa. Come vivi questo momento?
«Questo stop forzato proprio non ci voleva. Dopo aver subito un brutto infortunio ho tolto il tutore proprio il 13 marzo, il giorno in cui hanno bloccato tutto. Con il tutore non potevo fare praticamente nulla e nel momento in cui, dopo averlo tolto, pensavo di tornare un poco alla volta alla vita di tutti i giorni, è arrivata questa brutta mazzata. Mi devo quindi arrangiare in casa. Per fortuna ho un giardino che mi consente di stare all’aria aperta. Non è la stessa cosa ma è sicuramente meglio di niente. Mi tengo in forma con attrezzi, cyclette ed elastici. Andare a correre sul campo è sicuramente un’altra cosa, certo, ma qualcosa bisogna pur fare».
Per colpa di questa emergenza sanitaria, anche il mondo del calcio si è fermato. Una scelta che ha coinvolto sia il mondo professionistico che quello dei dilettanti, che tu conosci molto bene.
«Tutti i campionati si sono fermati e credo sia difficile che riprendano. Il calcio professionistico, tenendo conto di tutti gli interessi economici che si porta dietro, proverà sicuramente a ripartire mentre penso che per quanto riguarda i dilettanti sia molto probabile che arrivi lo stop definitivo. Vedo molto difficile, come prospettato da alcuni, poter giocare in giugno e luglio. Oltre al caldo, infatti, molti ragazzi iniziano lavori stagionali e sarebbe molto difficile per loro far combaciare gli impegni lavorativi con quelli sportivi». Secondo te quale può essere la soluzione? «Come ha prospettato anche il vice-presidente della FIGC si potrebbe tenere conto della classifica attuale, con promozione della prima e retrocessione dell’ultima. Seconda e terza, infine, entrerebbero in lista per i ripescaggi».
Il Coronavirus si porterà dietro anche un’importante crisi economica. Il mondo del calcio tenta di fare la sua parte, anche se i giocatori sembrano poco propensi alla riduzione dei propri stipendi. Se tu fossi un professionista cosa faresti?
«Se fossi al loro posto, sarei d’accordo per una riduzione perché rappresenterebbe un gesto importante nei confronti della propria società sportiva e di tutti quelli che versano in grave difficoltà economica. Qualcuno, per fortuna, si sta già muovendo tra donazioni e riduzioni in autonomia, tuttavia un gesto collettivo in tal senso sarebbe un segnale di grande valore».
Parliamo anche di calcio. Il tuo curriculum parla di oltre 300 presenze con la gloriosa maglia granata. Partito dalle giovanili sei arrivato sino alla prima squadra. Cosa significa per te il San Zeno?
«L’aver indossato la maglia granata per così tanto tempo è per me motivo di grande orgoglio. Il San Zeno lo considero come una seconda famiglia. Il mio cuore è sicuramente granata. Nella mia carriera ho ricevuto proposte, alcune veramente allettanti, per cambiare ma il senso di appartenenza che mi porto dentro fin dalle giovanili mi ha sempre tenuto qui. Mi chiedi se, tornando indietro, rifarei tutto? Sicuramente si».
Nella tua carriera c’è anche una parentesi con la maglia gialloblù degli allievi nazionali del Verona. Qualche rimpianto?
«L’esperienza con la maglia del Verona la ricordo con molto piacere. Erano i tempi in cui il presidente era Pastorello. Allora arrivò un allenatore da Reggio Emilia. All’inizio feci molta panchina ma nella seconda parte della stagione riuscii a ritagliarmi lo spazio, mettendomi in mostra. In tutta onestà ho sperato nel passaggio a fine stagione nella categoria Primavera. Purtroppo, però, non andò così. Rimane, quindi, un piccolo rammarico che ho saputo, tuttavia, accettare con sufficiente serenità».
Che tipo di giocatore sei? Mi dicono che ti ispiri a Roy Keane, centrocampista irlandese del Manchester United.
«Sono un centrocampista di corsa e quantità, uno che in campo non si risparmia mai. Negli anni, proprio per questo, mi sono anche guadagnato la stima di compagni, allenatore e avversari. La fascia di capitano, inoltre, mi spinge a essere di esempio anche per i giocatori più giovani del sottoscritto». Il nome di un allenatore o di un compagno che ricordi con particolare piacere. «Tra gli allenatori che ho avuto ricordo sicuramente il mio primo mister Sante Filippi, poi Urbani e, infine, Vasco Guerra. Per quanto riguarda i compagni ho costruito importanti amicizie con molti di loro: in particolare ricordo Grigolo, Rigo e Viscione».
Sembrava questo fosse il tuo ultimo anno. Ora cosa farai?
»La mia intenzione, una volta rientrato, era di smettere al termine di questa stagione. A causa dell’infortunio, però, ho pensato che un’uscita dalla fatidica “Busa“ in barella non fosse la cosa migliore. Mi piacerebbe, quindi, poter riprendere con calma per riuscire a rimandare il momento dell’addio che spero di far coincidere con un momento di festa magari davanti a una bella grigliata».
Ti mancheranno però i bei momenti vissuti in Busa ... ci racconti un aneddoto?
»E' così difficile, quanti ricordi e momenti memorabili ... ricordo ancora il campionato Promozione 2003-04, ci avevano dati per spacciati sin dall'inizio con la nostra squadra molto giovane e inesperta guidata dal mitico Umberto Urbani. L'ultima era in casa con il Domegliara e ci eravamo salvati alla penultima giornata guadagnandoci le vacanze estive: ci siamo presentati allora in abbigliamento carnevalesco e parrucca ... ovviamente partiamo male e andiamo sotto 0-2, ma così facendo avevano svegliato il Toro ed è venuta fuori la garra del San Zeno: abbiamo recuperato fino al 2-2 con gli avversari inviperiti ... ci sono voluti i Carabinieri per riportare la calma e farci uscire dagli spogliatoi!"
Chiudiamo questa bella intervista con un saluto.
«Desidero inviare un caloroso saluto a tutta la grande famiglia granata del San Zeno. Il momento che viviamo è sicuramente difficile ma invito tutti a non mollare perché arriverà anche il momento in cui ci ritroveremo tutti insieme in "Busa"».
Enrico Brigi (enrico.brigi@gmail.com)